Chicoria si racconta

di ANGELA MARIA CAMASSA e VITO FAGGIANO

Chicoria, nome d’arte di Armando Sciotto è intervenuto nell'assemblea d’istituto della nostra scuola, svoltasi il 24 febbraio presso il Palazzetto dello Sport di Francavilla Fontana.

Il nostro ospite, da noi intervistato, ci ha raccontato il suo vissuto: in particolare il periodo passato in carcere e il rapporto con la droga.

Perché ti chiami Chicoria?

Da ragazzino realizzavo i graffiti e il mio soprannome era “Chico”; dato che tutti sapevano che avevo sempre l’erba addosso hanno iniziato a chiamarmi “Chicoria”, che è un nomignolo romano per indicare l’erba di bassa qualità.

Cosa ti ha spinto ad iniziare il percorso di impegno sociale nelle scuole?

Ho intrapreso questo percorso perché volevo cercare un riscatto personale, un pèercorso di riabilitazione agli occchi della società; se ci pensiamo, nel corso del tempo l’italiano è sempre stato riconosciuto in tutto il mondo per il suo intelletto, per la sua genialità.

Nel corso dei secoli gli italiani si sono sempre distinti in numerosi campi: artistico, scientifico, letterario, adesso non è possibile che ci facciamo riconoscere nel mondo perché siamo i migliori mafiosi... dunque mi piaceva l'idea di distinguermi, da italiano, per una attività positiva, utile a livello sociale e soprattutto rivolta ai giovani.

Voglio che le future generazioni siano meglio della mia e quelle passate.

Spesso a noi giovani viene suggerito di trasformare le nostre passioni in lavoro.
Qual è il tuo consiglio per far sì che ciò accada?

Questo argomento è proprio il discorso principale che affronteremo oggi: se riesci a trasformare una tua passione in un lavoro, non ti stuferai mai di lavorare.

Perché?

Si viene pagati per fare qualcosa che ti piace, per cui si ha lo stimolo di anda' tutti i giorni a lavora' e non ci si stuferà.

Ecco perché ti dicono di trasformare la tua passione in lavoro.

Cosa pensi dell’attuale scena trap/rap italiana?

E che devo pensa'?

Sono contento che ci facciamo conoscere in tutto il mondo, perché se tu vai a guardare prima non c’erano determinate collaborazioni internazionali, anche con artisti molto famosi: ecco cosa penso della scena italiana, ora, nel 2023.

Cos’è per te la felicità ora?

Come intendevi il concetto di felicità durante il periodo adolescenziale?

Per me la felicità, adesso che ho 43 anni, è aiutare gli altri: questo mi rende felice; oppure essere riconosciuto come artista, come una persona capace.

Quando ero ragazzino per me non esistevano solamente i soldi e la droga, purtroppo non capivo che, ponendosi solo questi obiettivi, gli unici posti che si possono vedere nella vita, sono il carcere e il cimitero.

Se invece coltivano le proprie passioni le porte aperte nella vita possono essere più numerose.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Adesso è uscita la nuova stagione di una rubrica che porto avanti da anni su “Vice”, quindi andatevela a guardare!

Poi non so, vedremo: altri documentari, podcast; ho anche in cantiere un album che sto quasi per terminare.

Vediamo un attimo, comunque “me metto da fa”.


15 marzo 2023