ADDIO UMBERTO ECO

di Mattia Rubi

Filosofo, semiologo, professore, giornalista, autore, editore, cattolico impegnato, intellettuale laico, tutto questo è stato Umberto Eco, che da piccolo avrebbe voluto fare il bigliettaio del tram e più tardi il pianista di piano bar ma finì col fare principalmente lo scrittore, la sua prima passione, trasferendo nei suoi scritti, nei suoi saggi, nei suoi romanzi, tutta la sua curiosità creativa capace di unire le radici del passato e la cultura del futuro, che lo faranno sopravvivere per sempre alla sua morte.

Già all'inizio della sua carriera, poco dopo la laurea, al suo primo incarico nella RAI, comprende che il linguaggio dei gesti e del comportamento sarà la chiave di lettura di un mezzo che avrà un enorme potere sulle masse: la televisione, della quale dirà sempre che deve insegnare ma anche divertire.

A 26 anni scrive una storia della filosofia a fumetti e nella memorabile Fenomenologia, parlerà di Mike Bongiorno, ponendo il famoso presentatore tra" i precursori di un nuovo genere di contaminazione letteraria che potrà dare, al serio e al faceto, pari dignità narrativa".

Nel 2009, all'apertura dell'anno accademico, parlando agli studenti dell'importanza della lettura, disse che la differenza tra il leggere e il non leggere è uguale a quella del vivere una o tante vite e la considerava un piccolo risarcimento alla mancanza di immortalità.

IL NOME DELLA ROSA è il primo dei suoi sette romanzi che arriverà, nel 1980 all'inizio dei suoi 50 anni. Risultò essere talmente dotto che pensò di farlo stampare da un altro editore e in non molte copie. Insomma lo considerò un libro non per tutti che invece venderà 15 mila copie e sarà tradotto in 40 lingue, proiettando il suo nome in un firmamento internazionale tra i grandi della letteratura mondiale . Il giornale Le Monde lo ha definto "il più erudito dei sognatori".

Addio Umberto Eco, gigante della cultura. Come se la cultura potesse generare mostri.

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