Il mare è nostro! Ferma le trivellazioni con un SI!

di Paolo Scialpi, Michele Catanzaro, Francesco Galeone

Domenica 17 aprile dalle ore 7 alle ore 23, i cittadini italiani sono chiamati a votare per “il referendum sulle trivellazioni”.

Il referendum nazionale è stato promosso da nove regioni italiane contro i progetti petroliferi del governo nelle acque territoriali ed è sostenuto da molte associazioni ambientaliste e dal movimento NoTriv .

Votando NO si manifesta la volontà del cittadino a mantenere la normativa già esistente.

Votando SI si esprime la volontà ad abrogare tale normativa.

E così è partita la campagna di diverse associazioni e partiti politici su questo argomento.

L'associazione “Ottimisti e razionali” sostiene che la produzione italiana di gas e di petrolio - a terra e in mare - copre, rispettivamente, l'11,8% e il 10,3% del nostro fabbisogno, e che l'estrazione di gas è sicura. C'è un controllo costante dell'Ispra, dell'Istituto Nazionale di Geofisica, di quello di Geologia e di quello di Oceanografia. C'è il controllo delle Capitanerie di porto, delle Usl e delle Asl nonché quello dell'Istituto superiore di Sanità e dei ministeri competenti. Mentre il movimento “GreenPeace” esprime sei buone ragioni per abrogare suddetta legge e cioè votare SI:
  1. Difendere il proprio diritto di scegliere;
  2. Una perdita di petrolio nei mari sarebbe un disastro ambientale;
  3. Mettiamo in pericolo il nostro ecosistema marino per un piccolo pugno di barili;
  4. Ci guadagnano solo i petrolieri;
  5. La ricchezza del nostro paese non è il petrolio;
  6. Le trivelle non risolveranno i nostri problemi energetici.

Ancora l'associazione “Vota si per fermare le trivelle” afferma che secondo i calcoli di Legambiente, elaborati su dati del Ministero dello Sviluppo economico, le piattaforme soggette a referendum coprono meno dell'1% del fabbisogno nazionale di petrolio e il 3% di quello di gas.

Se le riserve marine di petrolio venissero usate per coprire l'intero fabbisogno nazionale, durerebbero meno di due mesi,e che a preoccupare non sono solo gli incidenti, ma anche le operazioni di routine che provocano un inquinamento di fondo: in mare aperto la densità media del catrame depositato sui nostri fondali raggiunge una densità di 38 milligrammi per metro quadrato: tre volte superiore a quella del Mar dei Sargassi, che è al secondo posto di questa classifica negativa con 10 microgrammi per metro quadrato.

Inoltre, il mare italiano, accanto alle piattaforme estrattive, porta l'impronta del petrolio. Due terzi delle piattaforme ha sedimenti con un inquinamento oltre i limiti fissati dalle norme comunitarie per almeno una sostanza pericolosa. I dati sono stati forniti da GreenPeace e vengono da una fonte ufficiale, il Ministero dell'Ambiente: si riferiscono a monitoraggi effettuati da Ispra, un istituto di ricerca pubblico sottoposto alla vigilanza del Ministero dell'Ambiente, su committenza di Eni, proprietaria delle piattaforme oggetto di indagine.

Di seguito lo spot di 12 grandi artisti in favore del SI al referendum.

www.youtube.com/watch?v=STNm79jWhgU