LA MEMORIA: UNICO VACCINO CONTRO L'INDIFFERENZA

di EMMANUELE ALTAVILLA

“Non ho mai perdonato, mai dimenticato”: queste le parole di Liliana Segre, attivista e politica italiana, una dei 25 sopravvissuti ad Aushwitz, fra 776 deportati di età inferiore ai 14 anni.

Nata a Milano il 10 settembre del 1930 da una famiglia di origini ebraiche, a soli otto anni fu vittima della vergognosa violenza della discriminazione razziale.

Da allora la sua quotidianità non fu più la stessa: all’espulsione da scuola seguì la discriminazione e, infine, la persecuzione.

Nel dicembre del 1943, insieme al padre e due cugini, tentò senza successo di fuggire in Svizzera; venne imprigionata ed infine deportata con il padre in Germania.

Fu internata nel campo di sterminio di Birkenau-Auschwitz, destinata alla sezione femminile insieme a 700 ragazze italiane ed altre 60.000 di differenti nazionalità.

Dopo svariate sofferenze, tra le quali quella derivata dalla morte del padre (27 aprile 1944), poco prima della liberazione del campo di Birkenau dall’Armata Rossa del gennaio 1945, è costretta ad affrontare un’ultima durissima prova: la terribile Marcia della Morte.

Insieme ad altri 56.000 prigionieri, marciando a piedi per lunghi mesi, fu trasferita dalle truppe tedesche nel campo di Ravensbruck e poi in quello di Malchow.

Fu liberata dai sovietici il 30 aprile del 1945.

Rientra a Milano nell’agosto di 1945.

Sono stati necessari 45 anni affinché Liliana rompesse il silenzio.

Poi finalmente, negli anni Novanta del secolo scorso, Liliana ha deciso di parlare.

Da allora scuote le coscienze narrando la sua storia, rivolgendosi in particolare ai più giovani, come una “nonna” ideale; si racconta ai ragazzi affinché essi ricordino, onde evitare che questi orrori cadano nell’oblio, affinché 6 milioni di persone non siano morte invano, con “l’unica colpa di essere nate”.

Ciò che è successo, sottolinea la Segre, potrebbe ripetersi in altri luoghi, altri contesti, per altri motivi, ma se qualcuno ricorderà e si opporrà, tutto ciò potrà essere evitato.

In tempi di Covid di vaccini, Liliana Segre ci ricorda quei “vaccini” morali più importanti: “La speranza ed il ricordo” capisaldi del nostro esistere, decisamente più forti dell’odio.

Antidoti indispensabili per combattere il morbo dell’INDIFFERENZA.


3 febbraio 2021