LISA MONTGOMERY: VITTIMA O CARNEFICE?

di Giorgia Ricchiuti, Laura Leuzzi, Rebecca Romano

Lisa Montgomery: la prima donna condannata a morte dopo 70 anni.

Mercoledì 13 gennaio 2021: Lisa Montgomery, 52 anni, è stata giustiziata con un'iniezione letale nel carcere federale di Terre Haute, nell’Indiana.

Trasportata da un centro medico federale in Texas è stata ritenuta colpevole di un agghiacciante delitto.

I fatti:
Era il 2004 quando Lisa si presentò in Missouri da Bobbie Jo Stinnett, una ventitreenne allevatrice di cani all’ottavo mese di gravidanza.

Con la scusa di voler acquistare un cucciolo, strangolò la giovane e le tagliò il ventre con un coltello da cucina per estrarre la bambina: voleva crescerla come figlia sua. La bimba si salvò: Victoria, 17 anni, oggi vive con il padre.

Per la madre non ci fu niente da fare, morta dissanguata in seguito all’aggressione.

Lisa fu arrestata e condannata a morte in breve tempo.

È stata giustiziata dopo lunga permanenza nel braccio della morte.

Una condanna esemplare ed eclatante tutta al femminile.

Ma a quando risale l’ultima esecuzione femminile in USA?

La memoria risale al 1953, anno in cui fu giustiziata Bonnie Heady, uccisa in una camera a gas del Missouri: insieme al marito aveva rapito e ucciso un bimbo di sei anni, figlio di un ricco imprenditore al quale era stato chiesto il più grande riscatto nella storia americana.

Esecuzione esemplare, che si associa alle altre maschili avvicendatesi nel corso dei decenni.

Negli ultimi diciassette anni, tuttavia, le pene capitali erano state sospese per ricomparire solo di recente: con l’avvento del governo Trump se ne contano undici, Montgomery compresa.

La condanna Nel caso di Lisa poco prima dell'esecuzione il tribunale, presieduto dal giudice Patrick Hanlon, aveva concesso una sospensione temporanea della pena.

La causa: gravi danni cerebrali e malattie mentali a carico dell’imputata.

Sullo scadere della mezzanotte del 13 gennaio, però, la Corte Suprema ha annullato la sospensione e dato il via libera.

Ad un’esecuzione capitale.

Si è decretato di porre fine ad una vita, seppure di un individuo che ne aveva brutalmente ammazzato un altro.

Scelta condivisibile?

Non è certamente compito di chi scrive stabilire se l’esecuzione sia stata giusta o meno.

Difficile esprimere un giudizio: quando c’è in gioco l’esistenza umana, una volta spezzato quel filo che tiene una persona legata a questo mondo, non c’è più modo per rimediare.

Quindi sospendiamo il giudizio.

Forse, però, sarebbe utile chiedersi perché Lisa sia arrivata ad un crimine di tale portata.

La storia di Lisa:

Le prime esperienze di abusi sessuali nei confronti di Montgomery la coinvolgono indirettamente già da quando aveva tre anni.

Di notte, mentre giaceva a letto accanto alla sorellastra di otto anni Diane, assisteva alle violenze che questa subiva dal loro babysitter.

Poco dopo, all’età di undici anni, anche Lisa diviene vittima di regolari violenze da parte del suo patrigno, un uomo alcolizzato che picchiava la moglie.

Con il tempo gli abusi peggiorano: racconta il Guardian che il patrigno invitava gli amici ad abusare di lei in gruppo; gli uomini la umiliavano a tal punto da urinarle addosso, come fosse spazzatura.

La madre era complice: quando aveva bisogno di lavori occasionali in casa, come dell’idraulico o l’elettricista, vendeva sessualmente la figlia.

Scorrendo gli eventi emerge un percorso talmente difficile che medici, psicologi e assistenti sociali che se ne sono occupati negli anni, sostengono che la sua sia una storia di torture.

Una vita, spezzata dalle torture, che ne ha spezzata un’altra.

Ma allora è un’esistenza da vittima o carnefice?

Comunque la si intenda, resta una certezza:

la vita di Lisa è stata definitivamente spenta, anch’essa da mano umana, il 13 gennaio 2021.


3 febbraio 2021