Il mondo dice addio a "Madiba": il simbolo della lotta al razzismo

di Giulia Sebastio, Pasquale Abbraciavento e Martina Federica

Nelson Mandela si spegne all'età di 95 anni. Eroe perenne della lotta contro l'apartheid e Premio Nobel per la pace nel 1993, muore serenamente attorniato dai familiari nella sua abitazione, a Johannesburg.

Nel 1994, dopo ventisette anni nelle prigioni del regime segregazionista bianco, è stato eletto presidente del Sudafrica. Alla fine del suo mandato, nel 1999, ritiratosi dalla vita politica, fece della riconciliazione la parte predominante della sua vita. Lo conferma Desmond Tutu, l'arcivescovo che si batté insieme a lui contro l'apartheid: "Negli ultimi 24 anni Madiba ha pensato a come farci vivere insieme e credere l'uno nell'altro. È stato un unificatore fin dal momento in cui è uscito dalla prigione."


Finisce così la sua sofferenza dovuta ai quattro ricoveri in ospedale in seguito a infezioni polmonari e conseguenze della tubercolosi contratta nelle carceri. Lo stato sudafricano ha seguito con un incessante fiato sospeso gli ultimi mesi di Madiba, soprannome che deriva dal suo clan di appartenenza. In molti, appresa la notizia della sua morte, si sono accalcati sotto casa sua per dirgli addio un'ultima volta: alcuni con le lacrime, altri con un sorriso al ricordo di un uomo venerato quasi come un santo.

E' stato sepolto, secondo le sue volontà, nel villaggio in cui nacque, a Qunu. L'attuale presidente sudafricano ha detto addio al suo "collega", decretando il lutto nazionale, con queste parole: "La nostra nazione ha perso un grande figlio. Adesso riposa. Adesso è in pace."